Domenico Attianese, il losco figuro che gestisce questo blog, è un autore indipendente, un editor, un giornalista e uno studente. Qui parlerà di Scrittura e cultura di genere, giornalismo ed editoria, antichi rituali per evocare demoni e curiosità assortite da fiera itinerante. Non siate così seri.


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Il Paradosso di Bake Off

Una cosa che amo fare, e nella quale me la cavo molto bene, è cucinare. Mi piacciono gli odori, i colori e, ovviamente, i sapori.
Amavo farlo da prima dell’esplosione mediatica che ha avuto il cibo e, infatti, raramente guardo programmi a tema, li trovo tutti simili e noiosi, poi mi sono imbattuto in Bake Off UK.
Si tratta di un programma in cui dei pasticcieri amatoriali devono sfidarsi, puntata dopo puntata, in una gigantesca varietà di preparazioni dolciarie attraverso tre prove per ogni puntata. Il bello di questo programma, quello che mi ha appassionato, è stata la varietà di dolci proposta e il fatto che analizzavano i diversi metodi di preparazione, il che mi ha fatto imparare un sacco di cose sulla preparazione dei dolci.

Luis. Il migliore, riusciva a creare delle vere e proprie opere d’arte.

I concorrenti del programma inglese, anche se erano solo “amatoriali”, riuscivano a creare dei dolci di una complessità, di una originalità e di una bellezza unici (La cosa più semplice? Un “Set” di biscotti, disegnati in modo perfetto, che rapprensentavano la lotta tra San Giorgio e il Drago).
Quando ho visto che c’era anche la versione Italiana, nonostante i giudici mi fossero alquanto antipatici, ho deciso di vedere le prime puntate, sempre per lo stesso principio: Bravissimi pasticcieri che cucinano e io che posso imparare.
Purtroppo, Bake Off Italia non era allo stesso livello.

A prescindere dal fatto che non si possono paragonare le abilità degli “amatoriali” italiani con quelle degli inglesi, il che ci può dare già una perfetta idea di cosa si intende per amatoriale qui in Italia, ma il problema principale è il programma stesso.
In Italia c’è questo mito della sofferenza, il fatto che per creare qualcosa di buono devi, per forza, superare atroci difficoltà, gettarci l’anima, il sudore e il sangue, combattere “i tuoi demoni” e, alla fine, uscirne vincitore.
E la differenza tra i due programmi, come la differenza di mentalità tra noi e il resto del mondo civile, è questa.

Mentre in Bake Off Uk i partecipanti dovevano preparare dolci difficilissimi, magnifiche composizioni e utilizzare tutte le loro abilità e basta, in Bake Off Italia i dolci da preparare, almeno fin ora, sono “Semplici”, ma vengono imposti ai partecipanti alcune ridicole limitazioni:

  1. Tempi volutamente ristretti, perchè devono saper fare le cose ad una velocità disumana.
  2. In alcune prove non hanno potuto utilizzare determinati strumenti (La planetaria, ad esempio).

Sempre Luis, mitico!

L’esempio di Bake Off può apparire assurdo, ma l’ispirazione per questo post (Dopo mesi di assenza :O) mi è venuta dall’ambiente universitario, nel quale ho ritrovato lo stesso tipo di “Principio della sofferenza”.
Un corso che poteva essere tra i più interessanti si è rivelato uno dei più fastidiosi perchè l’esame consisteva in una tesina, con le seguenti limitazioni:

  1. I libri o gli autori scelti da analizzare/su cui scrivere il saggio potevano essere esclusivamente italiani. Perché è una cosa insensata? Perché se il mio corso di laurea dovrebbe insegnarmi a muovermi in ambito editoriale dovrei avere a che fare con tutto il mondo, specie nel caso in cui di un determinato argomento ci sono libri migliori scritti da autori stranieri che italiani
  2. Non sono ammessi errori di battitura (Apostrofi a caso, virgole mancanti, punti mancanti, etc. etc.) pena un abbassamento del voto ridicolmente pesante. Perché è una cosa insensata? Non sto neanche a spiegarlo.
  3. Il limite sono 10.000 battute (A prescindere dal fatto che ormai certe cose si dovrebbero misurare in parole), ma bastano a malapena a dare un senso compiuto ad un’idea storpia utilizzando citazioni su citazioni. Perché è una cosa insensata? Data la limitazione degli autori italiani, creare un saggio sull’argomento del corso in così poche parole (Circa 2000. Un lungo articolo.) è un’impresa titanica.

In poche parole non è importante che sia originale, abbia una scrittura brillante o spazi tra vari autori (O meglio, sono cose risibili rispetto al resto), l’importante sono le limitazioni, il sottostare a loro.
Forse non ne usciranno giornalisti in grado si scrivere saggi appassionati, originali, brillanti o ben scritti, ma di sicuro saranno in grado di cucire un’accozzaglia di citazioni e dar loro senso compiuto.


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Volevo iniziare un corso di scrittura…

House_of_Cards_Terza_Stagione Una delle cose che mi ha tenuto impegnato in questi giorni!…o almeno era quello il mio intento per il “Dopo Pasqua”.
Seguire un interessante corso di Scrittura trovato online, che alla fine mi avrebbe portato a produrre un paio di racconti conclusi e un altro paio di idee per altrettanti racconti.
Seguire interessanti lezioni e produrre qualcosa di utile, unire l’utile al dilettevole insomma. (Leggere libri, seguire corsi particolari, leggere manuali interessanti…la parte divertente del tentare di raggiungere la perfezione è la strada che si percorre!)

Purtroppo non ho ancora potuto iniziarlo, perchè il dopo Pasqua mi ha riservato sorprese.
Belle da un lato e brutte dall’altro.
Prima di tutto ho un paio di editing da terminare, e devo terminarli assolutamente, ma questi erano già in conto, e avrei avuto anche il tempo per fare quel corso e, contemporaneamente, riscrivere un vecchio racconto per darlo in pasto al Grande Dio Amazon (E, nel mentre, fare un po’ di pubblicità al mio nuovo ebook disponibile sia in mobi che in epub…*).

E queste erano le cose in programma, poi sono accadute cose che in programma non c’erano e che sono in parte una benedizione e in parte una maledizione.
I Corsi universitari.
Questi si, erano in programma, ma non immaginavo come si sarebbero dovuti svolgere.
Devo seguirli tutti perchè, per tutti e tre i corsi che sto seguendo ora, c’è bisogno, alla fine, di scrivere un saggio. Quindi devo essere presente per comprendere i professori che cosa vogliono, ma non solo.
Per due di essi i saggi, o delle “esercitazioni”, devono essere scritti lezione per lezione…ergo, questa cosa mi tiene impegnato, almeno sul versante scrittura, la maggior parte del tempo libero. (Mentre il resto è impegnato a sottolineare libri per altri esami…)

Una benedizione perchè, in questo modo, gli esami saranno più leggeri, sia perchè parte dell’esame sono i saggi sia perchè, in questo modo, si studia man mano che si fanno i corsi, ma una maledizione perchè tutto il tempo a mia disposizione è assorbito da questi saggi, il che mi impedisce, quasi del tutto, di fare qualsiasi altra cosa.

Quantomeno posso vedere serie tv e leggere fumetti, attività che, fortunatamente, prendono poco tempo.
C’è sempre bisogno di qualche attività per staccare dalla quotidianità e, oltre a queste, c’è sempre il cinema.
Cui mi dedicherò tra due giorni, andando a vedere “The Avengers: Age of Ultron”.
-2.

 


*Un esempio di come non avevo in programma di fare pubblicità 😀

 


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Signore e signori, vi presento Fable Revolution…

…”Come una favola ha rivoluzionato i videogiochi” termina il titolo del mio nuovo ebook, un saggio su un videogame RPG, Fable, edito per i tipi di 40k!

Ho riscritto questo post almeno tre volte, ma alla fine mi sembra tutto superfluo e finto.
Sono felice che questo mio ebook sia finalmente uscito, sono felice di aver trovato un editore valido e sono felice di aver iniziato una collaborazione che potrebbe portare, in futuro, ad altri progetti.

Questo è tutto, alla fine, e, in più, basta dare un’occhiata ad alcune degli autori che fanno parte, ormai, del mio stesso catalogo per rimanere un attimino straniti:
Paul Di Filippo.
Cory Doctorow.
Mike Resnik.
Bruce Sterling.
Jeff VanderMeer.
Vedere il proprio nome accanto a quello di autori di questo calibro è, quantomeno, emozionante 😀

Ma ora parliamo dell’ebook e di come è nato, cosa più importante!
Una delle cose più interessanti dell’editore 40k è la piattaforma che ha per mettersi in contatto con autori che vogliono proporre propri lavori.
Semplice ed efficace: Inserisci il nome, una tua biografia e la tua idea. Se la tua idea piace, allora ti daranno il via per scrivere l’ebook per loro.
E così ho fatto, con l’idea di un saggio su Fable, un videogioco che ho sempre amato, per poi ricevere risposta positiva e mettermi a lavoro!

Il prodotto è questo ebook, un breve saggio su Fable e su come questa semplice fiaba abbia rivoluzionato la concezione di libertà e moralità nei videogiochi.
Piuttosto che parlarvi di questo ebook, però, vi lascio la sinossi, visto che mi è anche riuscita molto bene usiamola!

Quante volte avete ucciso e la polizia si è dimenticata di voi? Quante volte avete rubato e nessuno ha detto nulla? Quante volte avete distrutto di tutto senza che nessuno facesse nulla? Fable ha cambiato tutto questo.
Nel lontano 2004 Peter Molyneux ha creato quello che sarebbe stato una rivoluzione nei videogiochi, la pietra miliare di una generazione di videogiocatori in grado di decidere il proprio destino all’interno di un videogame.
Crescere secondo le proprie idee, essere liberi di fare quello che si vuole, dei o demoni, con la consapevolezza che il mondo del gioco e la storia cambierà in base alle vostre scelte. Avere il destino nelle vostre mani, questo è quello che è stato Fable.
Come è stato creato? Perché ha avuto tanto successo? Cosa aveva di tanto speciale? Aprite queste pagine, avventuratevi in questo saggio che vi narrerà la sua favola in meno di 40.000 caratteri.

Vi lascio qui il link per raggiungere la pagina dell’ebook, dove troverete questo link per acquistare l’ebook in formato mobi su Amazon e questo link per acquistarlo in formato epub sul sito Bookrepublic.


Cosa fate ancora qui?

Andate a scoprire come è nata una leggenda!


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A cosa diavolo sto lavorando (40k edition)

Ebbene, signore e signori, se tutto va bene, entro fine mese dovrebbe uscire un mio ebook per i tipi di 40k.
Per l’esattezza, un saggio su un videogioco.
Ora vi racconto, tutto iniziò molti mesi fa…

Era settembre, se la memoria non mi inganna, e mi venne in mente l’idea per un saggio su un videogioco.
Presi, come al solito, appunti, anche se l’idea di auto-pubblicarlo non mi sembrava sensata, per il semplice motivo che, pur essendo un appassionato videogiocatore, non mi sono mai mosso nella comunità online dei videogiocatori e, di conseguenze, avrei avuto estrema difficoltà a pubblicizzare il lavoro.
Siccome il tempo già è poco, accantonai l’idea, ma, dopo un paio di giorni, l’illuminazione.

Bighellonavo online e feci un salto sul sito della Casa Editrice 40k, non so come ci arrivai, men che meno perchè, sta di fatto che, non appena vidi il format di proposta dei lavori (Mi stavo facendo un giro sulle pagine), mi si accese qualcosa nel cervello.

Breve parentesi sul format: Nel resto del mondo civilizzato uno dei metodi per pubblicare con una CE (Da ora in poi sta per “Casa Editrice”) è quello di proporre un’idea, loro la vagliano, vagliano anche chi sei e cosa hai fatto nell’ambito, e decidono se accettare o meno che tu scriva e sviluppi quell’idea per loro. 40k, forse l’unica in Italia (Smentitemi se sbaglio.), dà questo tipo di possibilità.

Tornando a noi.
Gli ebook della 40k hanno la caratteristica di essere lunghi circa 40.000 battute, da qui il nome, il che era perfetto per quello che volevo scrivere.
Avevo già l’idea e alcuni appunti.
Quindi, perchè non proporlo?
Lo feci, ed oggi siamo arrivati alla fine.

Proprio ieri ho messo la parola fine al lavoro, in questi giorni darò un’ultima occhiata al tutto e, entro fine mese, dovrebbe uscire ufficialmente.
Che lavoro? Che videogioco?
Beh, l’Hype va fatto un poco per volta, no?